Per spiegare cos’è la Direttiva ErP siamo costretti a tirare in ballo alcune parole note: inquinamento, surriscaldamento globale, effetto serra.
Si tratta di grandi questioni, di cui sentiamo ormai parlare da troppo tempo e delle quali, ci piaccia o no, siamo tutti co-responsabili.
Non riguardano, infatti, solo i potenti della Terra, ma si tratta di problemi comuni per i quali siamo chiamati a fare dei piccoli ma importanti gesti nel quotidiano che possono salvarci nel futuro.
Ma cos’è esattamente la direttiva ErP?
La normativa corrisponde a una serie di regole imposte dall’Unione Europea che mirano a ridurre le emissioni nocive che hanno generato l’effetto serra.
La direttiva ErP trova le sue origini nel 2005, anno di entrata in vigore del protocollo di Kyoto, un accordo internazionale tra Stati siglato proprio con l’obiettivo di contrastare il surriscaldamento globale.
L’Unione Europea ha tradotto i punti principali del protocollo in quello che viene chiamato “pacchetto clima-energia 20-20-20”, semplificato in Piano 20 20 20. Il nome del pacchetto è frutto dei tre obiettivi principali che l’UE si prefissa di raggiungere entro il 2020:
1. taglio del 20% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990)
2. 20% del fabbisogno energetico ricavato da fonti rinnovabili
3. miglioramento del 20% dell\’efficienza energetica
Perché si chiama Direttiva ErP?
La sigla di questa direttiva nasce da un acronimo: Energy-related-Product. E la spiegazione del nome ci porta a capire per quale motivo la direttiva abbia a che fare con la regolamentazione di tutti i prodotti che utilizzano energia.
Se ne deduce che – fatta eccezione per i trasporti – sono coinvolte caldaie, climatizzatori, impianti di riscaldamento vari ed elettrodomestici. Non a caso un nome alternativo della Direttiva ErP è Norma Eco-Design.
Ora ti starai chiedendo:
in che modo la mia caldaia e il mio condizionatore possono incidere sul riscaldamento globale? E invece incidono e molto!
Gli impianti termici, assieme agli impianti industriali ed al traffico, costituiscono una delle tre principali fonti di emissioni nocive e da ognuno di questi processi di combustione si liberano inquinanti che vanno ad incidere sulla qualità dell’aria che respiriamo.
Ecco perché nel quadro generale molte indicazioni sono legate anche alla nuova normativa per le caldaie e ai relativi rendimenti minimi caldaie.
Quando è entrata in vigore la norma Ecodesgin?
Caldaie, scaldabagni e climatizzatori sono quindi oggetto principale delle restrizioni imposte dalla Direttiva ErP, che va a incidere in particolare sul rinnovo o messa a norma di impianti di vecchia generazione, responsabili principali dell’inquinamento domestico.
La Direttiva è stata concepita per essere completata in tre fasi: la prima nel 2015, la seconda nel 2018 e la terza, conclusiva, fissata per il 26 settembre 2019. Andiamo a vedere quali sono le caratteristiche principali che i nostri impianti di riscaldamento e climatizzazione devono rispettare per essere in regola.
Etichetta energetica caldaie ed elettrodomestici
Il primo standard fissato il 26 settembre 2015 ha previsto l’obbligo di Etichettatura Energetica per certificare l’efficienza e il rispetto dei limiti sulle emissioni inquinanti dei generatori di calore per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria. L’etichettatura riguarda sia per il prodotto singolo, sia l’intero impianto.
Come deve essere l’etichetta energetica perché sia a norma?
Requisito fondamentale della norma Ecodesgin per caldaie e generatori di calore è che la potenza termica nominale dei prodotti sia inferiore 400 kW. Dal 2015, quindi, tutti i generatori di calore per il riscaldamento e quelli per la produzione di acqua calda sanitaria hanno l\’obbligo di presentare un\’etichetta energetica che presenti la seguente scala di classificazione:
– Da A++ a G per le caldaie a condensazione e le pompe di calore (dal 1 aprile 2017 anche
le caldaie a biomassa)
– Da A a G per gli scaldacqua a pompa di calore.
L’etichetta energetica per elettrodomestici come frigoriferi, televisori, lavatrici etc. funge già da anni come elemento di confronto tra i vari prodotti sul mercato ed è una certificazione che garantisce standard di qualità alti.
In merito agli impianti di riscaldamento ha fatto sì che venissero introdotte importanti novità per le case produttrici, su tutte lo stop alla produzione di caldaie a camera aperta e di tipo B, con un conseguente divieto di installazione salvo particolari problematiche ad installare una caldaia a condensazione.
Oppure la presenza di apposite canne fumarie adatte ad accogliere i gas di combustione in condizioni di sicurezza (ad esempio canne fumarie collettive ramificate che si utilizzavano nei
condomini anni fa).
La normativa ErP 2018
Il 2018 è stato invece l’anno dell’introduzione di un altro vincolo, quello del limite limite sulle emissioni inquinanti di NOx. La caldaia che andrai ad installare dovrà quindi avere emissioni di ossidi di azoto – espresso in diossido di azoto – non superiori a:
– 56 mg/kWh, nel caso di utilizzo di combustibili gassosi
– 120 mg/kWh, nel caso di utilizzo di combustibili liquidi
Sostituzione caldaie a camera aperta
Nel 2018 c’è stata anche la stretta definitiva su scaldacqua e caldaie a camera aperta. Già fuori norma dal 2015, dal 26 settembre 2018 i produttori non possono più immettere sul mercato prodotti non a norma, a dispetto della fase precedente in cui c’erano dei casi eccezionali.
Per quanto riguarda i consumatori, ovvero tu che hai ancora una caldaia a camera aperta installata in casa, i prodotti non conformi messi in commercio prima del 2018, dovrebbe essere responsabilità del tecnico che interviene quella di persuadere il cliente alla sostituzione.
Il 26 settembre 2019 terminerà il percorso relativo ai Regolamenti ErP attraverso l’eliminazione delle classi di minore efficienza e tramite indicazioni dell’Unione Europea ancora più restrittive rispetto ad impianti obsoleti e non a norma. Nello specifico, ci sarà un taglio delle classi di minor efficienza e l’introduzione di una nuova classificazione dell’etichetta energetica, che va da A+++ a D per caldaie e pompe di calore.
Parallelamente questa stessa data corrisponderà al rafforzamento di tutta una serie di normative finalizzate a rendere concreto il raggiungimento dell’obiettivo prefissato, più di 20 anni fa, con il protocollo di Kyoto. In particolare, la Uni 71/29/2015, normativa per la corretta installazione di impianti a gas; Il DL 30 maggio 2018, n. 81, che regola gli obblighi di riduzione delle emissioni e la fase 2 dei Regolamenti ErP che riguarda i valori limite sulle emissioni inquinanti di NOx.
Meno inquini, più risparmi
Va qui aperta una parentesi fondamentale: l’efficienza energetica dei prodotti installati viaggia di pari passo al risparmio e alla convenienza. Va da sé, dunque, che fare uno sforzo economico per adeguare il proprio impianto agli standard europei garantisce nel corso del tempo una convenienza economica in termini di consumi, oltre che il non trascurabile contributo ad un mondo meno inquinato.
Sanzioni per impianti non a norma
Ti starai chiedendo, infine, quali sono le conseguenze in caso di mancato rispetto delle norme imposte dalla direttiva ErP. La risposta è che ci sono delle sanzioni, comminate in caso di controlli al proprietario o locatario dell’abitazione in cui è installato un impianto obsoleto e non a norma; ma è prevista una multa anche all’installatore stesso, che potrebbe aver certificato un impianto privo delle caratteristiche necessarie.
Conclusioni
Come hai potutto capire dall’articolo, sono molti gli sforzi delle istituzioni che puntano a sensibilizzare verso un sistema di sviluppo sostenibile.
Un’attenzione particolare va dedicata anche al Comfort Domestico, questo può essere ottenuto soprattutto puntando all’efficienza in termini di qualità e di consumi. Scelta a tutto beneficio del pianeta e dei consumi.
Scegliendo prodotti come le caldaie a condensazione e scaldabagni a pompa di calore potrai godere di un clima perfetto risparmiando notevolmente sulla bolletta.